La dipendenza da gioco d’azzardo: il DGA

L’acronimo “DGA” sta per “Disturbo da Gioco d’Azzardo”. È il termine clinico utilizzato per indicare la dipendenza da gioco d’azzardo, più comunemente – e impropriamente – chiamata ludopatia. Si tratta di un disturbo “da addiction” (da dipendenza) che ha effetti sulla salute dell’individuo del tutto simili a quelli di una dipendenza da sostanze. Il giocatore patologico ha un comportamento di gioco persistente e/o ricorrente che non riesce a controllare, e che continua a manifestare nonostante esso si ripercuota negativamente sulle proprie finanze, sui legami sociali, sul lavoro, sulla salute.

Quando parliamo di gioco d’azzardo, ci riferiamo ad una qualsiasi attività in cui si concorre, tramite il pagamento di una posta, all’assegnazione di un premio in denaro tramite uno o più meccanismi di sorteggio basati esclusivamente (o quasi esclusivamente) sul caso. Questo tipo di giochi esiste praticamente da sempre e in ogni epoca i giocatori eccessivamente accaniti hanno destato più di una preoccupazione negli occhi di chi vedeva in questi comportamenti qualcosa di più grave di un semplice “vizio”. Ciononostante, solo in tempi relativamente recenti la dimensione patologica di questo genere di comportamenti è stata prima studiata e poi classificata in termini clinici – ciò è avvenuto a seguito della commercializzazione e successiva massificazione del gioco d’azzardo nel mondo occidentale; allo scopo di regolamentare questo genere di attività gli Stati ne hanno liberalizzato (sebbene con modalità anche molto diverse tra loro) il consumo, causandone, nel tempo, una diffusione generalizzata. Con l’incremento esponenziale dell’offerta di gioco legale (è così che nell’ordinamento italiano è definito il gioco pubblico d’azzardo) si sono moltiplicati anche i fenomeni dannosi o potenzialmente pericolosi per l’individuo e per la collettività ad esso correlati. Le scienze che si occupano di salute mentale attenzionando il gioco problematico sono arrivate a definirlo come “patologico” intorno agli anni ’80 del secolo scorso. Inizialmente, il GAP (Gioco d’Azzardo Patologico, questo il primo nome che fu dato al disturbo) fu classificato dall’American Psychiatric Association come un “disturbo del controllo degli impulsi”. Semplificando, secondo i teorici dell’epoca, il gioco d’azzardo era una modalità che determinati individui adottavano per rispondere ad un bisogno primario e che, a causa principalmente di un’eccessiva reiterazione, diventava una necessità incontrollabile. In tempi più recenti, osservando le numerose similitudini che intercorrono nella sintomatologia delle dipendenze da sostanze, la comunità scientifica ha progressivamente abbandonato questa visione in favore di una nuova concettualizzazione, quella di dipendenza comportamentale. In estrema sintesi, il gioco innesca un meccanismo di condizionamento grazie al rilascio di dopamina connesso alla ricompensa tale da rendere il soggetto, alla lunga, incapace di smettere.

Il DGA non è l’unica dipendenza comportamentale conosciuta – la sex addiction, lo shopping compulsivo, la dipendenza da internet e la dipendenza da videogiochi sono solo alcune delle patologie appartenenti a tale famiglia – ma al momento è l’unica ad essere stata inserita nel “DSM-V”, l’edizione più recente, risalente al 2013, del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, redatto dall’American Psychiatric Association e principale testo di riferimento per i clinici[1].

Come si diagnostica

È molto importante quando si ragiona di dipendenze sia da sostanze che comportamentali, operare una distinzione tra uso, abuso e dipendenza. L’uso e l’abuso, pur avendo innegabilmente effetti diretti e indiretti sulla salute e sulla vita dei consumatori, non sono da considerarsi patologici e non è detto che conducano necessariamente alla dipendenza. A titolo d’esempio un bicchiere di birra, per quanto possa risultare estremamente pericoloso in determinate condizioni (incidendo sui riflessi può costare molto caro, soprattutto alla guida) non vi renderà alcolisti; allo stesso modo una giornata al casinò può farvi indebitare fino al collo, ma questo non vi renderà nell’immediato dipendenti dal gioco d’azzardo.

Una diagnosi di DGA (come di un qualsiasi altro disturbo da addiction) deve essere fatta da un professionista. Stando al già citato DSM-V, questi dovrà verificare che il paziente presenti un certo numero delle seguenti condizioni (almeno 4) per un periodo non inferiore a 12 mesi:

  1. Necessità di giocare d’azzardo con una quantità di denaro sempre maggiore al fine di raggiungere il grado di eccitazione desiderato;
  2. Irrequietezza e/o irritabilità quando cerca di ridurre o terminare l’attività di gioco;
  3. Ha tentato più volte, senza successo, di controllare, ridurre o terminare l’attività di gioco;
  4. È spesso molto preoccupato del gioco d’azzardo (ci pensa costantemente, rivive le esperienze di gioco passate nei suoi pensieri, riflette su strategie per ottenere denaro al fine di giocare);
  5. Quando si sente a disagio, gioca;
  6. Quando affronta una perdita al gioco, successivamente torna a giocare nel tentativo di recuperare la somma persa (fenomeno chiamato chasing o inseguimento delle perdite);
  7. Mente per nascondere la reale entità in termini di denaro giocato o tempo speso a giocare;
  8. Ha messo in pericolo o definitivamente compromesso una relazione significativa, il proprio lavoro, opportunità di studio o carriera a causa del gioco d’azzardo;
  9. Si affida agli altri per ottenere il denaro necessario a risolvere le situazioni finanziarie disperate in cui si è ritrovato a causa del gioco d’azzardo.

Come e dove si cura

Il DGA è una dipendenza; come tale, non si tratta di una patologia da cui ci si libera in tempi brevi. È necessario un percorso terapeutico che può durare anche molti anni, a seconda della severità. In Italia il DGA è entrato nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) con il Decreto-Legge 13 settembre 2012, n.158, meglio conosciuto come Decreto Balduzzi. Ciò significa che è un diritto essere curati da questa patologia presso il Sistema Sanitario Nazionale. Ad occuparsene sono i Ser.D., ossia i Servizi per le Dipendenze, un tempo denominati Ser.T. Esistono numerose realtà del Privato Sociale che da tempo si occupano di supportare il SSN e la cittadinanza nella lotta contro i danni causati dal gioco, e che hanno in via sperimentale avviato anche delle comunità di recupero semi-residenziali e residenziali. Inoltre, esistono gruppi di auto-mutuo-aiuto (modalità molto efficace nel recupero dalle dipendenze) come la cellula italiana di Gam-Anon e Giocatori Anonimi.

Sul versante della prevenzione, esiste un Fondo Ministeriale dedicato grazie al quale Regione Toscana attua il Piano Regionale di Contrasto al Gioco d’Azzardo, che coinvolge le tre AUSL Toscane, ANCI Toscana, L’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa, la Scuola Superiore Sant’Anna, il Terzo Settore e le Università Toscane. Tramite il Piano sono attivi su tutto il territorio regionale progetti di prevenzione rivolti a tutta la cittadinanza e a target specifici come la popolazione studentesca e gli over-65, uno sportello di ascolto in ciascuna provincia, un numero verde regionale, attività di ricerca scientifica e di supporto agli enti locali nella regolamentazione e gestione dei luoghi di gioco.

A tal proposito, la piattaforma “Agorà telematica” per il monitoraggio del gioco d’azzardo in Toscana, costruita da IFC-CNR per conto di Regione Toscana mette a disposizione della cittadinanza tutta i dati e le informazioni più aggiornate sull’andamento del fenomeno, sia nella sua dimensione economica che di prevalenza epidemiologica e consente di tenersi informati su tutte le progettualità attive. Se vi interessa saperne di più su quello che accade nella vostra Zona o Comune, Agorà fa esattamente al caso vostro.

[Foto di Jezael Melgoza su Unsplash]

Gennaro Evangelista – Federsanità ANCI Toscana

 

[1] L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha invece già provveduto ad inserire nell’11esima revisione dell’ICD (International Classification of Diseases) anche il gaming disorder, il disturbo da dipendenza da videogiochi.

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