Consultorio familiare: dare ascolto per costruire un futuro su misura

La parola consultorio deriva da consultare che, a sua volta, ha origine nel latino consulĕre ovvero “chiedere consiglio, deliberare”. La possibilità di dare consigli, è interessante notare, non è riservata agli umani: possiamo consultare una persona, un oggetto (ad esempio un libro o una mappa) o addirittura qualcosa di astratto come la nostra coscienza. Spesso il verbo consultare viene usato in maniera riflessiva; ad esempio la frase “consultarsi con un medico” implica un processo di analisi interiore oltre che di confronto con l’altro.

Il consultorio familiare, istituito con la legge 405 del 29 luglio 1975, rappresenta il luogo in cui un individuo (o una famiglia) può confrontarsi con tutti gli elementi sopra descritti  (umani, materiali e simbolici)  per quanto riguarda la programmazione familiare, il supporto psicologico ad essa e la salute sessuale. Nasce grazie ai movimenti femministi sviluppatisi dall’inizio degli anni ‘70 che lottarono per l’apertura della medicina alle complessità sociali e, in particolare, alla soggettività femminile. La legge nazionale sui consultori è da annoverare assieme al referendum sul divorzio (1974), le sentenze della Corte Costituzionale sull’aborto terapeutico (1975) e sulla pubblicità dei metodi contraccettivi (1971). Il consultorio veniva collocato al confine tra istituzioni e società civile con una valenza psicosociale e con l’indicazione alla partecipazione di utenti e associazioni alla società civile per lo sviluppo e la diffusione delle attività del consultorio.

Ad oggi questo servizio è gestito dalle regioni e fornito dalle Aziende Sanitarie Locali: tale gestione istituzionale, assieme alla natura del servizio offerto, fa sì che i consultori si adattino facilmente al territorio su cui si trovano. Essendo infatti un servizio predisposto a rispondere alle domande dei cittadini capta i loro bisogni e vi si adatta con maggior prontezza ad esempio tramite il collegamento o l’organizzazione in dipartimenti socio-sanitari specialistici. Ulteriore flessibilità, inoltre, è data dal fatto che ai consultori familiari è concesso collaborare con enti pubblici, privati, del Terzo settore e personale volontario al fine di rispondere ai bisogni sanitari e socio-sanitari individuati sul territorio. In tal caso, il consultorio va oltre la propria funzione di “consigliere” e si propone di dare all’utente il servizio opportuno.

Le principali aree d’intervento, comuni a tutte le regioni, riguardano (come stabilito dalla legge 405 del 29 luglio 1975):

  • il sostegno alla genitorialità responsabile, ai problemi di coppia e alle problematiche minorili;
  • l’accesso ai mezzi necessari alla procreazione responsabile nel rispetto dell’integrità fisica ed etica degli utenti;
  • la tutela della salute della donna e del frutto della gravidanza;
  • l’informazione relativa ai mezzi di contraccezione più adatti a ciascun caso

Queste si possono articolare (ad esempio) nella prescrizione e applicazione di contraccettivi, in corsi di preparazione alla nascita, servizi per l’età evolutiva e consulenze sull’interruzione volontaria di gravidanza. La legge n,194 del 22 maggio 1978 amplia la responsabilità dei consultori verso le donne in stato di gravidanza; i consultori devono infatti:

  • informare sui diritti che le spettano in base alla normativa statale e regionale;
  • informare sui servizi sanitari, assistenziali e sociali disponibili sul territorio;
  • fornire informazioni riguardanti i diritti della gestante sul lavoro e le modalità opportune per far si che vengano attuati;
  • attuare soluzioni o collaborare con enti pubblici e/o privati presenti sul territorio per risolvere possibili problemi alla gravidanza qualora gli interventi consultivi siano insufficienti;
  • consigliare possibili soluzioni e contribuire al superamento dei problemi che potrebbero indurre la donna all’interruzione di gravidanza;

La Legge n.40 del 19 febbraio 2004 ha aggiunto come scopi: assistere e informare riguardo sterilità, infertilità e tecniche di procreazione assistita; informare riguardo procedure relative ad affidamento ed adozione. Infine, il Decreto ministeriale 23 maggio 2022, n.77 definisce il consultorio familiare come una struttura aziendale ad accesso libero e gratuito con lo scopo di provvedere alla prevenzione, cura e promozione della salute di donne, minori e famiglie con un approccio olistico in grado di garantire le prestazioni previste nei L.E.A (art.25 del Dpcm 2017) anche a livello domiciliare.

Nel contesto toscano la Deliberazione di Giunta Regionale n.674/2023 ha implementato il ruolo del consultorio nel Servizio sanitario pubblico disponendo che le attività consultoriali siano presenti anche nella Casa di Comunità e organizzate a livello distrettuale dalle Unità funzionali (Uf). Particolare attenzione è rivolta ai giovani e all’informazione con progetti quali gli Open Day dei consultori/spazi giovani e le Giornate della Salute . Per quanto riguarda la prevenzione vengono offerti dei “Pacchetti Salute” ovvero un insieme di prestazioni gratuite offerte dalle aziende Usl tramite consultori e/o servizi specialistici. Alcuni esempi di “Pacchetti Salute” riguardano:

  • prevenzione delle IVG: counselling e accesso a programmi gratuiti di contraccezione;
  • prevenzione oncologica femminile: visita ginecologica, pap test, test Hpv, insegnamento autopalpazione e inserimento nei programmi di screening;
  • prevenzione disturbi legati alla menopausa: esami periodici e dedicati, counseling, consulenza dietista, prenotazione visite e prestazioni specialistiche;
  • prevenzione dei disturbi della nutrizione e alimentazione: counseling dietista, programma alimentare per il controllo del peso e la promozione dei corretti stili di vita;
  • prevenzione delle dipendenze: counselling, somministrazione test per i fattori di rischio, programmazione percorso specialistico qualora necessario;

In conclusione, il consultorio nel corso degli anni è diventato più di un luogo dove “chiedere consiglio” iniziando a offrire servizi, alcuni dei quali in collaborazione con i Comuni e gli enti di volontariato territoriali.

 

Agnese Bardelli – Federsanità ANCI Toscana

 

[Foto di  Klaus Nielsen su Pexels]

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