Il richiamo: una parola… da richiamare al posto di booster!

Che cos’è il richiamo?

Con richiamo, in ambito medico, si intende la ‘vaccinazione o iniezione che ha lo scopo di rafforzare uno stato immunitario già acquisito’ (cfr. anche la definizione che ne diamo sul nostro glossario) e costituisce la forma ridotta di espressioni, anch’esse in uso, come dose, iniezione o vaccino di richiamo.

Prima della pandemia, i richiami vaccinali più noti erano quelli per la difterite, il tetano e la pertosse, che prevedono diverse iniezioni di vaccino nel corso degli anni per fortificare lo stato di immunità che si acquisisce con le prime dosi (consulta il sito della Regione Toscana sulle vaccinazioni in merito a queste tre malattie). Molti italiani hanno fatto il richiamo vaccinale per il vaiolo, solitamente in età scolare, prima della completa eradicazione negli anni Ottanta della malattia (sulla storia della malattia leggi questo articolo su vaccinarsi in Toscana).

La parola richiamo (o piuttosto la cosa che indica) è tornata alla ribalta in questi ultimi mesi per via della nuova ondata di COVID-19, la cui diffusione sempre più crescente ha portato l’Italia e molti altri paesi a ricorrere a un’ulteriore dose di vaccino.

Da dove deriva la parola?

Il termine richiamo e il verbo richiamare ‘chiamare nuovamente’, da cui il sostantivo deriva, sono documentati entrambi già dall’inizio del Duecento. Il verbo è a sua volta formato dal prefisso ri-, che ha valore iterativo e intensivo, e da chiamare (dal lat. clamare); il significato esclude la derivazione dal lat. reclamare ‘gridare contro’, che ha avuto come derivato, in ambito colto, reclamare.

Se consultiamo lo Zingarelli 2022 troviamo, oltre a quello medico, anche altri significati del sostantivo richiamo. Il principale è naturalmente ‘il chiamare di nuovo’ o ‘il sollecitare a tornare indietro’, che si riscontra in locuzioni quali richiamo alle armi, richiamo all’ordine e richiamo al dovere. Ci sono poi ulteriori significati: quello di ‘segno, gesto, mezzo con cui si richiama qualcuno o qualcosa’; quello, di ambito marinaresco, per la locuzione bozzello di richiamo, cioè ‘carrucola che serve a condurre la chiamata dei cavi; ancora, di ‘mezzo, modo per attirare l’attenzione’ (pensiamo al richiamo della natura o al Richiamo della foresta, traduzione italiana del romanzo di Jack London che in inglese si intitola The Call of the Wild); infine, di ‘segno che in un testo scritto rimanda a un diverso punto del testo stesso’. Si tratta di significati ben distinti, che non creano equivoci con l’uso del termine in ambito medico.

Richiamo o booster?

Oggi, per indicare la terza dose di un vaccino anticovid, la parola richiamo viene spesso sostituita, da una parola inglese alquanto superflua, cioè booster (utilizzata a volte anche come aggettivo: dose booster). E questo non avviene non solo nella lingua dei mass media, sempre aperta agli anglismi: booster è apparso infatti anche in una circolare del Ministero della Salute del 27.9.21, firmata dal prof. Rezza (Avvio della somministrazione di dosi “booster” nell’ambito della campagna di vaccinazione anti SARS-CoV-2/COVID-19). Forse il ricorso al termine inglese si spiega col fatto che molti vaccinati (non tutti, però) un primo richiamo del vaccino lo avevano già fatto; ma si può allora parlare di secondo richiamo.

Sull’inutilità di ricorrere al termine inglese si sono espressi il Presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, in un’intervista rilasciata il 6 novembre 2021, e pochi giorni dopo il Gruppo Incipit dell’Accademia in un comunicato ufficiale. Dalla lettura del comunicato emergono chiaramente i lati negativi dell’uso della parola booster: innanzitutto potrebbe ostacolare la comprensione, in secondo luogo sembra sottintendere che l’italiano come lingua non abbia la possibilità di parlare di medicina e scienza. Ma il termine inglese, che proviene dal linguaggio dell’elettrotecnica, non aggiunge nulla di più a quanto già ci dice in italiano il nostro richiamo. Sono dunque da sottoscrivere le parole del comunicato di Incipit, soprattutto quando si dice che «ancora una volta si è persa una buona occasione per aiutare gli italiani a capire facilmente quello che viene loro proposto, combattendo meglio, grazie a ciò che è già linguisticamente ben noto, eventuali timori o resistenze».

 

Kevin De Vecchis

 

crediti immagine: grupposandonato.it

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