Un po’ di storia
Il percorso che ha portato all’implementazione e allo sviluppo del Fascicolo Sanitario Elettronico (d’ora in poi FSE) affonda le radici nel decreto legge n. 179 del 2012 che, all’art. 12, ribadisce come il fascicolo raccolga l’insieme dei dati e dei documenti digitali di tipo sanitario e sociosanitario, implementati in maniera continuativa dai soggetti che prendono in cura l’assistito nell’ambito del Servizio sanitario nazionale (SSN). In questa prospettiva, il FSE viene istituito dalle regioni e dalle province autonome e mira a un insieme ampio di finalità, come: prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione; lo studio e la ricerca scientifica in campo medico, biomedico ed epidemiologico; la programmazione sanitaria, la verifica delle qualità delle cure e la valutazione dell’assistenza.
Pochi anni dopo il DPCM 29 settembre 2015, n. 178 (il regolamento di attuazione del FSE), ha definito i contenuti del fascicolo. Tra questi: il “profilo sanitario sintetico”, che riassume la storia clinica dell’assistito e viene redatto dal medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta; il “taccuino personale dell’assistito”, una sezione riservata in cui si consente all’assistito di inserire documenti relativi ai propri percorsi di cura, effettuati anche al di fuori del SSN; tutti gli elementi in materia di riservatezza e protezione dei dati personali. Le Regioni hanno quindi assunto il compito di rendere operativo l’accesso alle informazioni previste, garantendo inoltre l’interoperabilità dello strumento su tutto il territorio nazionale.
Successivamente prima il Patto per la Sanità digitale, sviluppato nell’ambito della Strategia per la crescita digitale 2014-2020 (marzo 2015) e il successivo Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione (luglio 2020), hanno definito le azioni e gli strumenti funzionali alla promozione della c.d. “sanità digitale”. Tra questi, oltre al FSE, rientrano il Centro unico di prenotazione (CUP); la telemedicina; Il sistema Tessera sanitaria; le ricette digitali; e la dematerializzazione dei referti medici e delle cartelle cliniche.
In questo contesto, la Pandemia ha senza dubbio rappresento un fattore di stress del sistema sanitario ma allo stesso tempo ha permesso un’accelerazione del percorso di transizione. Lo sviluppo e l’utilizzo del FSE su tutto il territorio nazionale è stato così considerato uno degli obiettivi prioritari del PNRR che, anche attraverso il coinvolgimento dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali – Agenas -, ha previsto il potenziamento dei sistemi informativi e degli strumenti digitali sanitari (investimento 1.3). In questa prospettiva sono stati quindi finanziati:
- Il potenziamento dell’infrastruttura tecnologica per la raccolta, l’elaborazione, l’analisi dati, con l’obiettivo di coinvolgere (entro la fine del 2025) almeno l’85% dei medici di base (MMG) nell’alimentazione del flusso informativo e l’adozione e l’utilizzo (entro la metà del 2026) dell’infrastruttura da parte di tutte le Regioni (M6C2- 11, 12 e 13). A tal fine il decreto 20 maggio 2022 ha adottato le Linee guida per l’attuazione del FSE;
- Il rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica del Ministero della salute per l’analisi dei dati e il modello predittivo per la vigilanza LEA (M6C2-13), l’attuazione del Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS) e l’adozione regionale di 4 nuovi flussi informativi nazionali per ciascuna delle 21 Regioni che utilizzano EHR (Electronic Health Records).
Il FSE, insieme alla Telemedicina e alla nuova Tessera Sanitaria (TS), si inserisce quindi in un progetto più ampio e ambizioso di trasformazione del SSN attraverso lo sviluppo della “sanità digitale”.
Una piattaforma, tante informazioni
Questo percorso ha fatto un ulteriore step in avanti il 24 ottobre 2023 quando è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto di Ministero della Salute, Mef e Innovazione tecnologica che definisce i contenuti del Profilo sanitario sintetico, ovvero il documento socio-sanitario, redatto e aggiornato dal MMG/PLS, che riassume la storia clinica dell’assistito.
Più nel dettaglio, il FSE 2.0., in linea con quanto definito DPCM 29 settembre 2015, n. 178, raccoglie un insieme ampio di informazioni e documenti, riferiti alle prestazioni erogate anche al di fuori del SSN. Tra questi possiamo annoverare: dati di carattere amministrativo, come esenzioni per reddito e patologia; di natura clinica, come referti, verbali pronto soccorso, lettere di dimissione; il già citato profilo sanitario sintetico, le prescrizioni specialistiche e farmaceutiche, le cartelle cliniche e le vaccinazioni; l’erogazione di farmaci e prestazioni di assistenza specialistica; il taccuino personale, che rappresenta una sezione riservata all’interno della quale esclusivamente l’assistito, o un suo delegato, può inserire, modificare ed eliminare dati, anche generati dai dispositivi medici e/o wearable, e documenti personali; le lettere di invito per screening.
Un ulteriore novità riguarda l’accesso in emergenza (come nel caso di impossibilità fisica, incapacità di agire, di intendere o di volere, rischio grave, imminente ed irreparabile per la salute o l’incolumità fisica) ad una struttura sanitaria. In questo caso sarà infatti possibile per gli operatori del SSN e dei servizi socio-sanitari regionali accedere al profilo sanitario sintetico del paziente per il tempo strettamente necessario ad assicurare le cure ritenute indispensabili.
Una sfida internazionale
Ma la sfida legata all’implementazione di un nuovo modello “sanità digitale”, di cui il FSE rappresenta uno dei caposaldi, non riguarda soltanto il nostro paese. Di recente, infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha prodotto un rapporto (“Esplorare il panorama della sanità digitale nella regione europea dell’OMS: profili nazionali della sanità digitale”) che mira a incoraggiare l’apprendimento condiviso e l’identificazione delle barriere sanitarie digitali tra paesi, ad esplorare le tendenze al fine di orientare l’agenda per l’innovazione, contribuendo così all’attuazione del piano d’azione salute digitale di livello europeo. Il rapporto esamina quindi nel dettaglio i percorsi intrapresi dai singoli paesi per rimodellare i propri sistemi sanitari attraverso l’integrazione di politiche e strumenti sanitari digitali. Di conseguenza, l’analisi di questi elementi può fornire informazioni su come ciascun Paese si muove in un panorama in continua evoluzione.
Per quanto riguarda l’Italia, il nostro paese, anche a causa dei ritardi nella disciplina dei Big Data, si trova in una ‘stand by’ mentre performance migliori si osservano in Danimarca, Belgio, Francia e Albania. Mancano inoltre progetti per la tele-dermatologia e la tele-psichiatria oltre a partnership pubblico/privato. Al contrario, anche in seguito all’esperienza del COVID, risultati positivi si registrano nel segmento delle prescrizioni elettroniche, dove il 90% delle ricette che ormai è dematerializzato.
L’esperienza della Toscana
L’esperienza della Toscana può essere utile per far emergere due aspetti: il primo riguarda il percorso di consolidamento di una trasformazione, incrementale nei contenuti ma potenzialmente radicale nei risultati; mentre il secondo permette di cogliere il potenziale trasformativo derivante dall’azione dei nuovi strumenti.
Quanto al primo punto, la Regione ha approvato un piano operativo, finanziato dalla Missione 6 del PNRR, per promuovere lo sviluppo delle competenze digitali dei professionisti del Sistema sanitario toscano. L’obiettivo è infatti quello di uniformare le competenze a livello regionale. La formazione sarà inoltre estesa ai Medici di medicina generale (MMG) e ai Pediatri di libera scelta (PLS), così da promuovere e diffondere al massimo l’utilizzo di questo strumento.
Il secondo punto, invece, riguarda la sperimentazione avviata sui pazienti diabetici. Sono infatti circa 700 soggetti ad aver collegato i sensori, che misurano il livello di glucosio, al proprio FSE. Si tratta di un dato rilevante, a fronte di potenziali 12mila utenti che già utilizzano dispositivi simili, con un conseguente risparmio di tempo sia per i MMG sia per gli specialisti, che potrebbero così sfruttare le risorse digitali per il monitoraggio dei propri assistiti. Al percorso, il primo in Italia, ha inoltre partecipato la Federazione Toscana Diabete, organizzazione di volontariato che raccoglie le ventuno associazioni toscane che si occupano dei differenti aspetti della patologia. Ciò ha permesso di allargare la riflessione sulle potenzialità dello strumento non solo alla comunità di professionisti sociosanitari ma anche ai singoli pazienti e alle loro famiglie.
Di Marco Betti – Federsanità ANCI Toscana
[Foto di Owen Beard su Unsplash]