Che cosa sono i determinanti di salute?
Nel 1986, quando si svolse il primo Congresso Internazionale sulla promozione della salute che portò alla cosiddetta Carta di Ottawa per la promozione della salute, i partecipanti, partendo dai progressi ottenuti dalla Dichiarazione di Alma-Ata sull’assistenza sanitaria di base (1978) e dal progetto dell’OMS “Health for all” [‘Salute per tutti’], cioè una pianificazione strategica per conseguire il diritto della salute per tutti i cittadini (qui il progetto; qui alcune spiegazioni al riguardo), si resero conto che, per mettere in atto un processo quotidiano di raggiungimento della salute, erano necessarie alcune condizioni di partenza. Questi “requisiti per la salute” sono stati individuati nella pace, nella casa, nell’istruzione, nel cibo, nel reddito, in un ecosistema stabile, nella continuità delle risorse, nella giustizia e nell’equità sociale.
Su queste fondamenta si sono eretti i determinanti di salute, cioè le ‘condizioni o fattori che influenzano lo stato di salute di un individuo, di una comunità o di un’intera popolazione’. Nel 2005 l’OMS costituì la Commissione sui Determinanti Sociali di Salute, composta da 20 membri di esperti, i quali nel corso degli anni hanno redatto diversi resoconti a riguardo (il primo del 2008, il secondo nel 2013).
Tra i determinanti di salute rientrano diversi fattori. Ad esempio ci sono i comportamenti personali e gli stili di vita di una persona (si pensi, in termini positivi, all’abitudine di bere molta acqua, all’attività fisica e viceversa al vizio del fumo), il patrimonio genetico (quindi la predisposizione per certi tipi di malattie) e le caratteristiche intrinseche di un individuo (l’età, il sesso), e anche le condizioni di vita, di lavoro nonché la possibilità di accedere più o meno facilmente ai servizi sanitari (leggi di più). Più in generale si possono chiamare in causa anche le condizioni socio-economiche, culturali e ambientali del Paese o della città in cui si vive.
La parola come determinante
Un momento importante, qui in Italia, è arrivato con la legge n. 219 del 22 dicembre del 2017, in cui vengono emanate alcune norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento. All’interno si legge (articolo 1, comma 8): «Il tempo della comunicazione tra medico e paziente costituisce tempo di cura». Allo stesso modo, nel codice deontologico medico si parla di tempo della comunicazione all’interno della relazione di cura: « Il medico nella relazione persegue l’alleanza di cura fondata sulla reciproca fiducia e sul mutuo rispetto dei valori e dei diritti e su un’informazione comprensibile e completa, considerando il tempo della comunicazione quale tempo di cura». E nel codice deontologico delle professioni infermieristiche, all’articolo 4, si legge che: «Nell’agire professionale l’infermiere stabilisce una relazione di cura, utilizzando anche l’ascolto e il dialogo. Si fa garante che la persona assistita non sia mai lasciata in abbandono coinvolgendo, con il consenso dell’interessato, le sue figure di riferimento, nonché le altre figure professionali e istituzionali. Il tempo di relazione è tempo di cura».
Entra, dunque, in gioco l’importanza dell’alfabetizzazione sanitaria, da tempo al centro della letteratura scientifica (a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, dapprima all’interno del mondo anglosassone e, successivamente, anche nell’Europa continentale), che si prefissa l’obiettivo di aiutare i cittadini a capire, valutare e utilizzare le informazioni sulla salute. Quella che in inglese viene definita health literacy, rientra a pieno titolo tra i determinanti di salute. L’alfabetizzazione sanitaria consente al cittadino di essere più informato, comprendere meglio le indicazioni dei medici e mettere in pratica corretti stili di vita e di prevenzione, accedere in maniera più consapevole ai servizi sanitari e, di conseguenza, di migliorare la qualità della propria vita. In termini ricorsivi, tale processo agisce positivamente anche sul carico dei servizi, perché riduce sia gli accessi inappropriati che quelli legati a stili di vita non corretti. In altre parole, l’alfabetizzazione sanitaria investe tanto la dimensione individuale quanto quella collettiva della gestione della salute. Proprio per questo motivo, è importante il ruolo attivo svolto dai cittadini e dalle loro associazioni, ma è fondamentale che le istituzioni e gli operatori sanitari forniscano loro un’informazione chiara ed efficace sia per la promozione della salute che per la gestione di patologie. Già il Piano sanitario regionale della Toscana 2008-2010 introduceva il modello della sanità di iniziativa, attraverso l’Expanded Chronic Care Model [‘Modello ampliato di assistenza cronica’], in cui il paziente diventava “esperto” grazie a interventi di educazione e promozione alla salute, che veicolavano le informazioni di carattere sanitario e puntavano ad attivare sia i singoli pazienti, sia le famiglie di appartenenza, al fine di renderli capaci di interagire consapevolmente e responsabilmente con il team assistenziale.
In questo quadro si colloca anche il progetto “Le Parole della Salute”, frutto della collaborazione di Federsanità ANCI Toscana e Regione Toscana con l’Accademia della Crusca, iniziato il 1° aprile del 2021 con una borsa di studio presso il servizio di Consulenza Linguistica della Crusca, coordinato dall’accademico Paolo D’Achille. All’interno del percorso partecipativo “Cantieri della Salute”, è stata così prevista la realizzazione di un glossario online intitolato appunto Le Parole della Salute, destinato ai cittadini e agli operatori sanitari, e non solo della regione Toscana, per permettere loro di orientarsi meglio all’interno del lessico socio-sanitario per partecipare attivamente alle scelte in materia di salute.
Approfondimento linguistico
L’espressione determinanti di salute (o anche determinanti della salute) da un punto di vista linguistico si configura come una polirematica o unità lessicale superiore, vale a dire una combinazione formata da più parole, separate tra loro nella grafia, ma che costituiscono un unico lessema. La particolarità di queste espressioni è che non possono essere inseriti altri elementi all’interno della sequenza e che non si possono sostituire i componenti con altri sinonimi. Se analizziamo la nostra combinazione, abbiamo una sequenza nome + preposizione + nome, che dal punto di vista grammaticale ha valore di sostantivo. Il primo nome, determinante (attestato in italiano prima come aggettivo, dal participio presente del verbo determinare), ha il significato di ‘elemento fondamentale, fattore principale, decisivo, che è causa diretta di un evento, di una situazione’ (GDLI) – e l’uso al plurale sta a significare che non si tratta di un unico elemento –, la preposizione di (o della) ha valore di introduttore del complemento di specificazione, mentre il secondo sostantivo, salute, ha qui il significato più ampio di ‘stato di pieno benessere fisico e psichico dell’organismo’ (Zingarelli 2022). Un obiettivo che, si spera, sia alla portata di tutti.
Luca Caterino, Kevin De Vecchis