Cos’è
Con One Health[1]ci si riferisce genericamente ad un “approccio” o “approccio metodologico” di tipo olistico alla salute; nel nostro dizionario delle parole della salute lo troviamo descritto come un “modello sanitario che considera la salute umana, quella animale e quella ambientale come un unico insieme”.
Per essere più precisi, in realtà, sarebbe più corretto riferirsi a One Health come ad un concetto, più propriamente un concetto-guida finalizzato ad un cambiamento di paradigma, ad una ridefinizione delle principali categorie (non solo di pensiero) attinenti al mondo della salute. È la concettualizzazione di un’ottica precisamente olistica in quanto si prefigura di superare la distinzione di questi tre “pilastri”, come spesso vengono definiti, ossia salute umana, salute animale e salute ambientale e di arrivare ad una definizione univoca di salute che comprenda queste tre dimensioni senza soluzione di continuità: convoca un unicum che appare distante dalle concezioni moderne del mondo, dove la separazione tra ciò che consideriamo umano, culturale, artificiale e ciò che consideriamo naturale è marcata e profonda; è per certi versi più vicino alle, e coerente con, le cosmologie pre-moderne, dove la separazione tra le sfere della vita (artificiale, naturale e divina) era più sfumata o inesistente.
Da questa idea deriva per l’appunto un modello sanitario, un approccio alla salute consapevole delle interrelazioni tra salute umana, animale e ambientale e che affronta le problematiche afferenti a queste tre dimensioni in modo simmetrico – tenendo conto, per semplificare, che una crisi emergente in ciascuna influenzerà necessariamente le altre due. È un richiamo all’interdisciplinarietà, alla cooperazione, all’intersettorialità ed al coordinamento tra le diverse discipline, expertise, politica e società civile al fine di rispondere ai cambiamenti repentini che il nostro pianeta – e quindi la nostra salute – sta affrontando nei tempi recenti.
Infatti, pur esistendo da tempo, questo concetto è diventato più popolare ed importante in concomitanza con il susseguirsi negli ultimi vent’anni di episodi pandemici e di crisi ecologiche, tra cui spiccano ovviamente la pandemia di Covid-19 e gli eventi avversi risultato della crisi climatica. Eventi tanto complessi da rendere pacifica e unanime in letteratura la necessità di un approccio interdisciplinare che tenga conto delle interrelazioni tra uomo e ambiente.
Radici e diffusione
Già a metà del XIX secolo Rudolf Virchow, costruendo il concetto di zoonosi (malattie che originano nel mondo animale e che attraverso uno spillover, un “salto di specie”, attaccano e si diffondono nelle popolazioni umane – come il famoso Covid-19, ma anche, solo per citarne alcune, l’Ebola o l’influenza aviaria) contribuisce a rompere la barriera tra salute umana e salute animale, evidenziando come l’antropizzazione sistematica di nuove aree del mondo comportava rischi per la fauna che si riflettono direttamente sulle popolazioni umane. Da qui, con la nascita dell’idea di “One Medicine” (una sola medicina) ad opera di Calin Schwabe, considerato uno dei padri della moderna epidemiologia, si è proceduto verso gli anni ’70 e ’80 dove la crescente attenzione per l’ecologia spinge verso il superamento degli approcci riduzionistici e verso un’apertura a concezioni più inclusive, che tengano conto della salute ambientale. Nasce l’approccio One Health, di cui abbiamo una prima definizione risalente al 2004, elaborata nel corso della conferenza “One World, One Health” della Wildlife Conservation Society.
Nel corso degli anni ’00 e ’10 assistiamo al proliferare delle pandemie, come detto: il primo allarme arriva con l’influenza aviaria (H5NN1), a cui hanno fatto seguito la SARS, malattia delle vie respiratorie causata dai coronavirus (tra cui, ricordiamo, il Covid-19) e la chikungunya, malattia causata dagli arbovirus (virus trasmessi dalla puntura delle zanzare tigre). Il mondo ha dovuto poi assistere agli effetti devastanti dei filovirus, responsabili della terribile pandemia di Ebola in Africa Occidentale. La lista è molto lunga, e culmina, come risaputo, con la pandemia globale da Covid-19. Il concetto di One Health viene così messo al centro delle politiche sanitarie da numerosi Paesi.
Implementazione attuale
Da tempo le organizzazioni transnazionali, in particolare World Health Organization (Organizzazione mondiale della sanità), la Food and Agriculture Organization (FAO) e la World Organization for Animal Health (Organizzazione mondiale per la salute animale, WOAH) hanno intrapreso una collaborazione mirata a diffondere e rendere operativo l’approccio One Health e nel 2021 hanno accolto una definizione operativa promossa dal loro comitato consultivo denominato OHHLEP (One Health High Level Expert Panel): “One Health è un approccio integrato e unificante che mira ad equilibrare e ottimizzare in modo sostenibile la salute di persone, animali ed ecosistemi. Riconosce che la salute dell’uomo, degli animali domestici e selvatici, delle piante e dell’ambiente in generale (ecosistemi inclusi) sono strettamente collegati e interdipendenti. L’approccio One Health spinge molteplici settori, discipline e comunità a vari livelli della società a lavorare insieme per promuovere il benessere e affrontare le minacce per la salute e gli ecosistemi, affrontando al tempo stesso la necessità comune di acqua pulita, energia e aria, alimenti sicuri e nutrienti, contrastando il cambiamento climatico e contribuendo allo sviluppo sostenibile” (FAO, OIE, WHO, UNEP, 2021).
Anche in Italia il paradigma One Health è, almeno sulla carta, un concetto-guida dei piani per il futuro; l’ambiente è entrato prepotentemente anche nella nostra Costituzione con la Legge Costituzionale n.1 del 19 febbraio 2022, che ha integrato la Carta Costituziionale alla normativa UE introducendo tra i Principi Fondamentali la tutela ambientale, accanto alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico. Ha modificato inoltre l’articolo 41, riguardante l’esercizio dell’attività economica: viene riservata alla legge la possibilità di indirizzare e coordinare l’attività economica, pubblica e privata a fini non solo sociali ma anche ambientali. Difatti, anche il PNRR accoglie l’One Health: le modifiche al modello di assistenza territoriale sono esplicitamente guidate da esso[2].
Di Gennaro Evangelista [Federsanità ANCI Toscana]
[Foto di Stephen Leonardi su Unsplash]
[1] Letteralmente, dall’inglese: “una salute”, da intendersi come “una sola salute”, in contrapposizione a concezioni che applicano dei distinguo tra salute umana, animale e/o ambientale.
[2] Purtroppo, però, nonostante sia evidente come l’ordinamento abbia formalmente accolto e recepito questo approccio, la sua attuazione pratica risulta quantomeno problematica: per una riflessione approfondita, vedi “One Health in Italia. Siamo ancora molto lontani” di Banchieri, Franceschetti e Vannucci all’url: https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=111243